Spazi culturali indipendenti

Definizione e letteratura

Cosa si intende per indipendente?

L’analisi della letteratura degli Spazi Culturali e Creativi Indipendenti si ricollega, indissolubilmente, alla definizione del concetto di “indipendente”.

Nel contesto degli SCCI, “indipendente” non vuol dire solo che gli Spazi non dipendono da enti pubblici, imprese o istituzioni religiose, ma qualcosa di più profondo: vuol dire che sono autonomi nelle scelte artistiche, culturali e organizzative. Spesso nascono proprio perché artisti e operatori culturali non si riconoscono più nelle logiche del sistema culturale tradizionale, e sentono il bisogno di costruire spazi alternativi dove poter lavorare, collaborare ed esprimersi in modo libero.

Questi spazi non hanno come obiettivo principale il profitto, ma puntano piuttosto a generare valore sociale e culturale, attivando processi di partecipazione, inclusione e sperimentazione. Sono autogestiti, non gerarchici, aperti al dialogo con le comunità locali e spesso radicati in contesti urbani periferici o in aree rigenerate.

In questo senso, l’indipendenza non è solo una questione strutturale o economica, ma rappresenta una scelta politica e culturale: creare e mantenere luoghi in cui si possa lavorare, creare, imparare insieme, fuori dalle logiche di mercato o dalle imposizioni istituzionali, costruendo modelli nuovi di produzione culturale.

Processo di estrazione da Scopus (maggio 2024)

Analisi bibliometrica

Il campione analizzato comprende 49 documenti pubblicati tra il 2004 e il 2024. Dopo una fase iniziale discontinua, il 2019 segna una svolta, con un picco nella produzione scientifica (9/49). Da allora, oltre due terzi degli articoli indagati sono stati pubblicati, segnalando una crescente attenzione verso il tema e la necessità di sistematizzare la letteratura.

La maggior parte dei testi sono articoli (37), spesso basati su case studies, affiancati da studi concettuali e narrativi. I casi esaminati coprono contesti molto eterogenei: principalmente si concentrano in Paesi occidentali – in particolare in Europa (Spagna, Germania, Portogallo, Italia) e negli Stati Uniti (Chicago, New York, Los Angeles) – ma non mancano esempi significativi in Asia (Cina, Corea, Indonesia, India, Singapore), Australia e Sudafrica, dimostrando la diffusione e rilevanza globale del fenomeno.

Complessivamente, Il fenomeno degli SCCI è oggetto di un interesse crescente, con una produzione scientifica ancora frammentata ma in espansione, geograficamente distribuita e metodologicamente varia.

Analisi delle co-citazioni

L’analisi delle co-citazioni ha permesso di individuare tre filoni principali nella letteratura sugli Spazi culturali e creativi indipendenti (SCCI), mettendo in luce le pubblicazioni e gli autori più influenti.

Un filone, il più ampio, collega gli SCCI allo sviluppo sociale e alla rigenerazione urbana. Autori come Grodach (2010, 2011), Lees et al. (2013) e Molotoch e Treskon (2009) mostrano come questi Spazi possano favorire inclusione e rigenerazione urbana e influenzare le relazioni tra comunità e operatori culturali nei vari quartieri. Novy e Colomb (2013) e Shaw (2013) evidenziano il ruolo politico e trasformativo delle subculture creative in contesti urbani, soprattutto nelle città europee.

Un altro cluster si concentra sull’alternatività dei modelli organizzativi. Gainza (2018) e Pasquinelli e Sjöholm (2015) analizzano come questi Spazi nascano spesso come risposta a sistemi culturali dominanti percepiti come rigidi e esclusivi, proponendo modelli di autogestione e governance partecipativa, capaci di dialogare con il territorio e resistere alle pressioni del mercato. Peck (2005), infine, riflette su come la creatività sia diventata una nuova “imperativo urbano”, che richiede non solo nuovi spazi, ma anche nuove figure professionali e strumenti di gestione condivisa.

Un ulteriore cluster esplora il rapporto tra città e creatività. Florida (2002, 2005) introduce l’idea di una “classe creativa” capace di trainare l’innovazione e lo sviluppo urbano, mentre While (2003) indaga il ruolo delle città come catalizzatori culturali. In questo contesto, gli SCCI emergono come spazi strategici per il futuro delle città creative.

In sintesi, la letteratura mette in luce il potenziale degli SCCI come attori chiave nei processi di trasformazione urbana, culturale e sociale, a partire da pratiche dal basso e modelli alternativi.

Analisi dell’accoppiamento bibliografico

L’indagine del bibliographic coupling ha permesso di individuare tre principali gruppi tematici nella letteratura sugli Spazi culturali e creativi indipendenti (SCCI), mettendo in relazione i documenti a partire dalle fonti bibliografiche condivise.

Il gruppo più consistente (rosso) raccoglie contributi che analizzano gli SCCI come spazi dinamici in continua trasformazione, influenzati da fattori esterni come la pandemia da Covid-19, ma anche da elementi più strutturali come il rapporto con il territorio, le istituzioni e le comunità locali. Hollands (2019) e Wang (2018) mettono in luce il ruolo degli SCCI nel contestare il modello neoliberale della “creative city” o nel contribuire allo sviluppo urbano, mentre altri studi si concentrano sulla resilienza digitale durante la pandemia.

Il cluster verde si focalizza sul rapporto con le politiche e gli enti pubblici e la sostenibilità istituzionale. I lavori indagano come le istituzioni possano condizionare il tessuto urbano, favorendo o inibendo la nascita e lo sviluppo degli SCCI (Plaza et al., 2009; Do Carmo e Pattaroni, 2018) oppure descrivono la creazione di questi spazi alternativi, in opposizione a regimi repressivi, percepiti come strumenti di autodeterminazione politica e culturale (Działek, 2021).

Il filone rimanente (blu) raccoglie pubblicazioni che cercano di definire le caratteristiche distintive degli SCCI, sottolineandone la varietà organizzativa, la dimensione collaborativa, le modalità di funzionamento, il posizionamento urbano e l’approccio sperimentale (Bertacchini, 2022; Vorobeva, 2022).

Definizione di Spazi Culturali e Creativi Indipendenti (SCCI)

Gli Spazi Culturali e Creativi Indipendenti (SCCI) rappresentano un fenomeno emergente e multidimensionale nel panorama delle industrie culturali e creative, oggetto di crescente attenzione accademica a livello globale. Nonostante l’ampio interesse, la letteratura scientifica manca di una definizione univoca e condivisa, tuttavia, emerge una serie di caratteristiche comuni che, complessivamente, delinea questi spazi come:

“realtà caratterizzate da una forte identità culturale e progettazione autonoma, che si sviluppa in ambito artistico, culturale, creativo e politico. Sono gestiti da professionisti culturali e artisti, capaci di promuovere uno sviluppo locale sostenibile, e non dipendono da imprese specifiche né da istituzioni pubbliche o ecclesiastiche, sebbene possano ricevere da queste un supporto accessorio in termini di risorse economiche, finanziarie o spaziali.”

Questa definizione permette di visualizzarli come attori fondamentali all’interno del panorama artistico-culturale, con una programmazione continua e coerente e promotori di un costante dialogo con il territorio e le comunità locali. Non orientati al profitto commerciale diretto, e caratterizzati da una forte dimensione sociale, politica e culturale, risultano capaci di contribuire allo sviluppo e alla rigenerazione urbana locale.